di Valido Capodarca
Sul Monte San Michele, gli Austriaci utilizzarono per la prima volta i gas asfissianti. Guido Bellucci, di Certaldo, classe 1890, a cento anni di età così ci racconta quello che vide e che fece quel giorno. Lui era lì!
Era una mattina; il cielo cominciava allora allora a rischiararsi. Gli Austriaci avevano atteso che il vento spirasse alle loro spalle. Alzandomi dal mio cantuccio di trincea dove avevo trascorso la notte, vidi una sorta di nuvolaglia bassa che, sfiorando il terreno avvolgendosi e rotolando in volute bianche, si avvicinava a noi, come un incubo. Come descrivere ciò che avvenne? Qualcuno tentò di indossare la maschera, senza però trarne gran beneficio. Basti pensare che morirono in 15-20 mila.
lo mi salvai perché ebbi la fortuna di trovarmi in posizione leggermente discosta, a 100 o 200 metri di distanza dalla nube maledetta, ma riuscii a vedere tutti gli effetti che essa produceva nei miei compagni, dai primi sintomi di malore alla morte.
Spostandomi all’interno delle trincee, mi imbattei in un commilitone che era stato investito dal gas ma che, pur presentando tutti i sintomi dell’avvelenamento, era ancora in vita.
Lo abbracciai e me lo caricai sulle spalle, e con quel fardello mi avviai al posto di medicazione, distante da noi tre o quattrocento metri.
Avevo percorso un centinaio di metri quando il mio compagno, con l’accentuarsi degli effetti del gas, venne colto da un attacco diarroico. Lo aiutai, sorreggendolo per le ascelle: sembrava che l’intero corpo gli si sciogliesse in acqua.
Rivestitolo alla meglio, ripresi il cammino verso il posto di medicazione. Alla trincea si era sostituito nel frattempo un sentiero, quasi una mulattiera, battuto dall’artiglieria nemica. I colpi cadevano, davanti e dietro di me, tanto che venni costretto a cercare riparo in una rientranza della parete che fiancheggiava la strada. Lì dentro trovai tre soldati italiani, morti, uccisi anch’essi dal gas. La schiena volta alla parete, mi appoggiai per deporre il mio fardello. Guardai allora in viso il mio compagno: stavo trasportando un morto!”
Guido Bellucci sarebbe morto nel 1994, dopo aver compiuto 104 anni. Eppure avrebbe potuto morire quasi ottanta anni prima, sul Monte San Michele. Cosa vale qualche volta la vita? Un colpo di vento.