di Tommaso Francavilla
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Il patriottismo di Nazario Sauro nelle lettere donate all’ANMIG di Barletta
«Cara Nina, non posso che chiederti perdono, per averti lasciato con i nostri cinque bimbi ancora col latte sulle labbra». Con questa lettera-testamento, Nazario Sauro saluta sua moglie, un anno prima della cattura – presagendo la fine imminente – ad opera dei soldati austro-ungarici. Nazario era un marinaio e patriota italiano, a cui sono state intitolate 40 scuole italiane, caserme, navi, vie cittadine. Nonostante tutto questo, a fine luglio, il comune di Corato ha scelto di rimuovere l’intestazione di una via dedicata al patriota italiano, per sostituirla con un altro nome, suscitando la reazione di Romano Sauro – nipote di Nazario – in una sdegnata lettera, indirizzata a Massimo Mazzilli, sindaco di Corato. Per mantenere viva la memoria storica, Romano Sauro ha donato le copie delle lettere testamento a Ruggiero Graziano, presidente della sezione ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) – Barletta.
Nazario Sauro, marinaio e patriota italiano
Nazario Sauro nasce nel 1880 a Capodistria, nel breve interregno durante il quale l’Istria era sottomessa all’Austria. Fin da giovane, Nazario, non volle mai considerarsi suddito austriaco, ma italiano e per questo rifiutò di indossare la divisa austriaca e combattere per il loro esercito, durante la prima guerra mondiale. Scappa a Venezia, dove è ricercato per insubordinazione dalla marina austriaca. Da fuggiasco e ricercato, Nazario sceglie di passare all’azione: il 12 giugno 1916, conduce il cacciatorpediniere Zeffiro nel porto della città istriana di Parenzo, occupata dagli austriaci. Qui, con grande astuzia, Nazario Sauro, costringe le sentinelle del porto a rivelare il nascondiglio degli idrovolanti che ogni giorno bombardavano la vicina Venezia, riuscendo ad aiutare l’artiglieria italiana a distruggere il nascondiglio e gli idrovolanti.
Il 30 luglio 1916, si imbarca a Venezia, sul sommergibile “Giacinto Pullino”, con il quale avrebbe dovuto effettuare un’incursione su Fiume, ma il sommergibile andò ad incagliarsi sullo scoglio della Galiola, all’imbocco del golfo del Quarnero. Inutili tutti i tentativi di disincaglio, il sommergibile fu predisposto per l’autoaffondamento e abbandonato dall’equipaggio. Sauro, allontanatosi volontariamente da solo su un battellino, venne intercettato dal cacciatorpediniere “Satellit” e fatto prigioniero e impiccato dagli austriaci, a Pola, il 10 agosto 1916, all’età di 36 anni, lasciando la moglie e cinque figli. La salma di Nazario fu seppellita in un luogo nascosto e sconsacrato, onde evitare che fosse oggetto di pellegrinaggi postumi.
Due anni dopo, Pola torna italiana e la salma di Nazario è traslata nel cimitero di Marina (Istria). Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, l’Istria passa sotto la giurisdizione della Jugoslavia e Pola – come gran parte della Venezia-Giulia – è abbandonata dagli Italiani. Anche la bara di Nazario Sauro, avvolta nel tricolore, lascia Pola a bordo della motonave “Toscana”, verso Venezia, seguendo la sorte di migliaia di esuli istriani. Nazario Sauro riposa nel Tempio Votivo del Lido di Venezia, dedicato a tutti i Caduti della Grande Guerra.