di Tommaso Francavilla
Il capitano Francesco Borgia, nel ricordo di suo figlio Michele
«Mio padre andava all’assalto brandendo sciabola e pistola». Con queste parole, cariche di orgoglio, Michele Borgia racconta suo padre Francesco, decorato di guerra ed ex comandante dei vigili urbani di Barletta. Francesco Borgia nasce il 4 dicembre 1897, allo scoppio della prima guerra mondiale, parte volontario e, dopo il corso da sottotenente a Modena, viene arruolato nel 29° Compagnia Mitragliatrici dell’esercito e inviato sul Monte Valbella, dove si svolse la “Battaglia dei tre Monti”. Torna a Barletta, diviene vigile urbano ma, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, parte nuovamente volontario. Francesco Borgia ebbe cinque figli: Raffaele, Carlo Ettore, Giovanni, Nietta e Michele, al quale pongo qualche domanda sulla vita di suo padre, presso la sede ANMIG di Barletta.
Quando partì suo padre Francesco per la guerra?
«Diplomatosi ragioniere, partì volontario a 17 anni, prima della guerra. Suo padre Carlo – facoltoso commerciante – per evitare che fosse inviato in prima linea, gli procurò un posto da autista per un generale, a Roma. Mio padre Francesco rifiutò sdegnato. Nel 1917, a vent’anni, fu inviato in qualità di sottotenente sul Monte Valbella (Vicenza)».
Per quale azione Francesco fu decorato?
«Il 23 dicembre 1917, comandava una sezione di mitragliatrici. Ebbe l’ordine di mantenere una strategica posizione e resistere ai ripetuti assalti avversari. Fu ferito alla gamba sinistra, continuò a combattere coi suoi soldati. Per questa azione, fu decorato con la medaglia di Bronzo e ottenne il grado di capitano. Subito dopo, gli assegnarono il comando di una intera compagnia di mitraglieri e lo inviarono ai confini con l’Austria».
Suo padre Francesco le raccontava altri aneddoti della prima guerra mondiale?
«Mi raccontava la tensione prima di ogni attacco, all’assalto delle trincee avversarie: due ore prima dell’attacco, i soldati scrivevano lettere ai famigliari, alle fidanzate, alle mogli, oppure scrivevano i propri testamenti. Venivano distribuiti superalcoolici ai soldati, per dare loro il coraggio necessario all’assalto. Poco prima dell’assalto, mio padre convocava i due sergenti, dava loro precise istruzioni, cercando di rincuorare i soldati con le seguenti parole di conforto e speranza:” Forza ragazzi, domattina saremo tutti qui, sani e salvi, per festeggiare insieme”. A mezzanotte, quando scattava l’ordine di assalto, mio padre urlava:”Viva l’Italia! Savoia, alla carica!”. Uscendo dalla trincea, andava all’assalto, brandendo la sciabola e la pistola, incontro al massacro, coi suoi soldati».
Mi pare di capire che suo padre fosse affezionato ai propri soldati.
«Si certo. Per uno di loro – analfabeta – scriveva le lettere da spedire ai famigliari. Questo soldato, tornò sano e salvo dalla guerra e per molti anni a venire, rimase in contatto con mio padre».
Suo padre Francesco fu protagonista di atti di ingiustizia al fronte?
«Si. Fu costretto a comandare in contemporanea un’altra compagnia, in quanto, il comandante della prima compagnia era completamente ubriaco . Nonostante questo, il comandante ubriaco fu decorato con la Medaglia d’Oro, per un assalto mai condotto. Durante quell’ assalto, mio padre fu gravemente ferito al braccio e, dopo la degenza in un ospedale militare, tornò a Barletta. In una occasione precedente, quando era sottotenente, fu sorteggiato per comandare il plotone di esecuzione di un manipolo di prigionieri austriaci, colpevoli di avere torturato e ucciso soldati italiani. Il sorteggio fu una farsa, mio padre se ne accorse, ma fu costretto a comandare la fucilazione».
Al ritorno dal fronte, cosa fece a Barletta?
«Francesco sostenne il concorso da vigile urbano a Brindisi e Barletta, vincendoli entrambi, preferendo rimanere a Barletta. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, partì nuovamente volontario».
Dove fu inviato?
«Nel 1940, fu inviato sul fronte greco, dove fu gravemente ferito e catturato. Conclusasi la prigionia, fu decorato con la Croce di Guerra. Tornò a Barletta, dove fu comandante dei vigili urbani fino al 1963. Morì nel 1978».
Cosa pensava suo padre Francesco della guerra?
«Riteneva la guerra necessaria per difendere i confini della Patria».
Si ringrazia per la collaborazione e il materiale fotografico Ruggiero Graziano, presidente dell’ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) – sezione Barletta (via Capua, 28).
La battaglia dei Tre Monti fu una serie di battaglie combattute durante la prima guerra mondiale tra l’esercitoitaliano e quello austroungarico per la conquista dei “Tre Monti”: il col del Rosso, il col d’Ecchele ed il monte Valbella, sull’altopiano dei Sette Comuni, in provincia di Vicenza. Fu, probabilmente, la più grande battaglia d’artiglieria campale della Prima guerra mondiale .
Fonte Wikipedia