La primavera di sangue di Francesco Dambra

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Ricorrenza della festa di S. Sebastiano, Patrono dei V.V.U.U.
23 gennaio 2017
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Scoppia la guerra, Barletta si mobilita
23 gennaio 2017

La primavera di sangue di Francesco Dambra

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Il bersagliere barlettano nell’inferno della Prima Guerra Mondiale

di Tommaso Francavilla

Francesco Dambra nasce a Barletta nel 1894. Arruolato tenente di complemento nei bersaglieri, allo scoppio della guerra, viene inviato sul Carso (Slovenia), al comando di una compagnia di bersaglieri. Il 18 novembre 1916, riceve l’ordine di lanciarsi – con l’intera compagnia di bersaglieri – all’assalto di postazioni avversarie. L’ordine di attacco arriva alle 7 del mattino, giusto il tempo di innestare le baionette e lanciarsi di corsa verso le trincee nemiche. Tutti fuori dalla trincea, all’attacco, prima che gli avversari avessero il tempo di montare e caricare le mitragliatrici.

I bersaglieri si lanciano all’assalto su un terreno scoperto e impervio, riescono ad avere la meglio sugli avversari austriaci, riuscendo a conquistare una linea avanzata di trincee avversarie, nonostante il tiro incrociato delle mitragliatrici. Lo slancio dell’assalto italiano costa parecchie perdite alla compagnia bersaglieri e Francesco resta coi commilitoni sopravvissuti, a difendere la trincea conquistata e a presidiare la posizione e dagli assalti austriaci, fino all’arrivo dei rinforzi italiani.

Per questa azione Francesco Dambra fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Militare. Il 23 maggio 1917, Francesco Dambra viene inviato col suo reggimento bersaglieri in Slovenia, dove era in corso la decima battaglia dell’Isonzo. Qui, sul monte Vodice, il tenente Dambra, ormai rimasto al comando dei superstiti del proprio battaglione, si trova in una posizione avanzata e sotto il tiro di fuoco di artiglieria e raffiche di mitragliatrici. Con un pugno di bersaglieri, Francesco sblocca la situazione di stallo, lanciandosi all’attacco di una trincea avversaria, conquistandola e sorpassandola, resistendo ai ripetuti contrattacchi avversari. Per questa azione, Francesco Dambra fu decorato con la seconda Medaglia d’Argento al Valore Militare. Al termine del servizio nel corpo dei bersaglieri, Francesco Dambra fu congedato e tornò a Barletta. Altri suoi concittadini barlettani non sono più tornati: 569 giovani barlettani persero la vita durante la prima guerra mondiale. Di questi, 272 caddero in battaglia, 205 morirono a causa di malattie o ferite, 92 furono i dispersi.

La croce rossa a Barletta, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale

Alla vigilia della Prima guerra Mondiale, a Barletta era già presente il comitato distrettuale della Croce Rossa Italiana. Il comitato contava parecchi soci ed era diretto dal suo presidente, il comm. Arcangelo Cafiero. Le due foto, che pubblichiamo in esclusiva per i lettori di Barlettaviva, ritraggono l’accampamento della ambulanza da campagna n.31 e la tenda di medicazione, a piazza Sant’Antonio, nel maggio 1915. Il commendatore Angelo Cafiero è il terzo da destra e l’accampamento fu eretto sotto la direzione del dott. Filippo Ciccarelli, tenente medico della Croce Rossa Italiana.

Si ringrazia per la collaborazione e il materiale fotografico Ruggiero Graziano, presidente dell’ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) – sezione Barletta (via Capua, 28).

La decima battaglia dell’Isonzo fu combattuta tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917 nel corso della prima guerra mondiale tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. Gli Italiani potevano contare su 430 battaglioni e 3.800 pezzi di artiglieria, l’Austria-Ungheria su 210 battaglioni e 1.400 pezzi di artiglieria.

L’obiettivo dell’offensiva italiana era rompere il fronte per raggiungere Trieste. Dopo 2 giorni e mezzo di bombardamenti a tappeto sull’intera linea del fronte da Tolmino fino al Mare Adriatico e dopo un attacco nei pressi di Gorizia, il fronte austro-ungarico venne rotto nella periferia meridionale della città. Gli Italiani riuscirono a conquistare temporaneamente il villaggio di Jamiano, oltre a diverse alture del Carso monfalconese, ma vennero respinti da un contrattacco austriaco partito dalle alture del monte Ermada. Tra Monte Santo e Zagora, a nord di Gorizia, riuscirono a passare l’Isonzo, a costruire tempestivamente una testa di ponte e a difenderla.Cattura Cattura1