Innanzi tutto sono affetti da amputazioni o malattie irreversibili, che durano una vita, irta di rinunce forzose che costituiscono una sofferenza senza soste, senza rimedio.
Sono persone che hanno combattuto su più fronti, in una guerra imposta facendo sempre il loro Dovere al servizio della Patria, con armi, indumenti e comandi inadeguati.
Un esempio: nel mese di luglio da Chianciano ove soggiornavo per cure terapeutiche, con mia moglie, mi sono recato ad Assisi. All’ingresso della Cattedrale c’era il picchetto armato di militari che controllava ogni persona con il metal detector. Al mio turno ho informato i militari che avevo del ferro nel mio corpo, mi chiesero di cosa si trattava e come era accaduto. Gli dissi della guerra e mi chiese: ma quale guerra? “Ma quale guerra?” risposi io l’ultima quella del 1940/1945.Il militare rimase stupito poi mi chiese l’età, gli risposi che avevo 91 anni, lui disse che era impossibile, sembra più giovane, gli riferì che ero un Mutilato in Guerra. Allora si tolse un guanto mi diede la mano e comandò al picchetto dei militari di rendere “Onore al Mutilato di Guerra”. Il militare comandante del picchetto era sull’attenti e con il saluto militare con la mano tesa al basco d’ordinanza.
Un ignoto Mutilato di Guerra che gli vengono riservati gli onori militari che di solito vengono resi alle autorità civili e militari di alto livello, è un evento. Mi sono commosso.
Mentre scrivo, la commozione si ripete perché tutta la mia storia personale è parte non secondaria al Centenario della nascita dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, che si dissolve al vento. Una storia da scrivere, sarà letta, ma la sofferenza che dura una vita è causa di guerra, è irripetibile, è unica.