650.000 MORTI? PENSAVO DI PIU!

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650.000 MORTI? PENSAVO DI PIU!

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di Valido Capodarca

Questa foto venne scattata dal mio carissimo amico piacentino, cav. Sandro Cerri, morto a 101 anni di età nel 1995, subito dopo la presa di Gorizia. La sua raccolta di foto della Grande Guerra è sicuramente una delle più ricche raccolte private sul tema. Egli, infatti, partito come volontario motociclista fin dal 24 maggio 1915, per tutta la durata del conflitto svolse l’incarico di autista di autovetture e, essendo sempre a disposizione di alti ufficiali, poté spaziare al loro servizio su tutto l’arco del fronte. Non solo, ma provenendo da famiglia benestante, possedeva anche un apparecchio fotografico personale, sì che ebbe agio di scattare centinaia e centinaia di foto, la maggior parte delle quali ancora inedite.
Questa la scattò il giorno della presa di Gorizia, e mostra una raccolta di cadaveri, se si possono chiamare cadaveri singole parti di un corpo umano. Quello che si riesce a intravedere sono piedi, gambe, elementi indistinti e (diciamo) raccapriccianti.
La conquista di Gorizia costò in tutto 90 mila morti, di cui 50 mila di parte italiana e e 40 mila di parte austriaca. Che pazzia! 90 mila giovani vite stroncate per conquistare una città che non ne contava forse nemmeno la metà.
Ogni volta che rivedo questa foto, mi torna sempre alla mente quella chiacchierata che feci, circa 35 anni fa, con mio nonno Pietro, già novantenne. Nella Grande Guerra egli era stato caporal maggiore dei bersaglieri, e all’inizio aveva combattuto sul Carso, dormendo sotto la stessa tenda con Mussolini. Ho già pubblicato su Fb la vicenda del sonoro schiaffo che mio nonno rifilò al futuro Duce in reazione a una sua prepotenza.
Un giorno che, come facevo spesso, ero andato a trovarlo nella sua Porchia, il nostro discorso si portò sulla Prima Guerra Mondiale.
“Lo sai, nonno – gli chiesi – quanti italiani sono morti in quella guerra? Ben 650 mila!”
“Solo 650 mila? – rispose stupito mio nonno – Pensavo molti di più. Mi ricordo che quando entrammo a Gorizia, c’erano talmente tanti morti, per quanto era grande la città, che per terra non c’era spazio dove mettere i piedi, tanto che dovevamo camminare sui cadaveri!”