LA STORIA DELL’ASCARO SCIRE

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VITA DI TRINCEA
4 gennaio 2017
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NELLE PRIGIONI AUSTRIACHE
4 gennaio 2017

LA STORIA DELL’ASCARO SCIRE

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dal Web

Vi prego di leggere questa breve storia, a tratti emozionante, di chi ha servito la nostra Patria.

Un giorno, durante una Cerimonia in quel di Livorno, Franco, commilitone in servizio al “TUSCANIA”, mi parlò del vile agguato al Check point “PASTA”, dei nostri caduti e feriti. Per superare quel groppo che ci attanagliava la gola, raccontò un insolito fatto accadutogli mentre si trovava a Mogadiscio, di guardia ad un avamposto del Comando. Nel chiarore ancora incerto del nuovo giorno, una sagoma si avvicinava col tipico rumore cadenzato di piedi che ricorda un passo di marcia. Prima che potesse intimargli l’alt costui si fermò di scatto, rimanendo immobile come una statua. Franco, con tutte le cautele del caso, gli andò incontro e vide un anziano Somalo in posizione di “Attenti ”, una sbiadita fascia tricolore legata in vita ed un vetusto Moschetto 91/38, perfettamente oliato e saldamente impugnato lungo il fianco. Dopo essersi presentato come Ascaro SCIRE’, proclamava decisamente:

“- Io saputo che Italiani tornati….riprendere servizio; combattere con voi, come un tempo!”

Immagino il volto del mio buon amico, ormai a fine turno, che già pregustava la branda che lo attendeva per un sonno ristoratore, nel vedere quello stravagante personaggio, arrivato da chissà dove a movimentare la giornata come un miraggio nel deserto. Ma non si trattava di un miraggio; lo capirono bene l’Ufficiale di Picchetto e gli altri Superiori che provarono ad allontanarlo. In attesa che il Comandante del Contingente Italiano, Generale LOI, lo ricevesse con la sua proverbiale signorilità, i nostri si affezionarono subito al fedele ed arzillo vecchietto. Addirittura, giurava Franco, la gente di “COMSUBIN”, dopo averlo sottoposto a prove selettive calibrate all’età, gli conferì il brevettò onorario di “ Incursore” e gli costruì una piccola guardiola nella quale si insediò, entusiasta e marziale. Cosa avrà pensato il mitico Generale non mi é dato saperlo; fatto sta che gli concesse di rimanere e che, ogni volta che usciva o entrava dal Comando, l’Ascaro si precipitava fuori dalla sua garitta per rendergli gli onori col suo inseparabile e vetusto Moschetto perfettamente oliato.

E quando ogni infuocata alba di quell’ angolo d’Africa vedeva i “nostri” presentare le armi per l’Alzabandiera, si udiva il vocione baritonale di SCIRE’ scandire un secco e deciso: “- Viva Re, Viva Duce, Viva Italia!”

Ebbene, non ci fu verso di fargli capire che le cose, dai tempi della sua giovinezza e delle battaglie combattute per l’Impero sotto il Tricolore, erano un po’ cambiate…

Questo, in sostanza, fu il resoconto di un piccolo ma significativo episodio Somalo confidatomi da un commilitone. Confesso di essere stato sempre un po’ dubbioso, malgrado la serietà del mio amico, interpretando quei fatti come una delle tante leggende, antiche come gli Eserciti, che per noi Italiani vanno sotto il nome di una radicata e diffusa “radio scarpa”. Nel contempo non nascondevo che il significato morale di un simile episodio, quasi una favola, avrebbe meritato di essere reale e conosciuta da più persone possibili, compresi tanti Italiani immemori o disfattisti. Intanto il tempo trascorreva e il fatto, o presunto tale, veniva “archiviato” nel cassetto della mia memoria.

Poi, recentemente, il colpo di scena: sfogliando una vecchia rivisita (“RAIDS”-Dicembre 1994) la mia attenzione si posa su una fotografia e poi sul titolo dell’articolo: “SCIRE’: L’ASCARO PIU’ FEDELE”. Non potevo credere ai miei occhi. Forse… forse l’avevo trovato! Leggo con un misto di curiosità e soddisfazione e mi accorgo che era tutto vero. Sì, l’Ascaro SCIRE’ esisteva veramente in carne ed ossa…non era frutto della fantasia di “radio scarpa” o di qualche Soldato burlone.

Una fotografia immortala il suo sguardo fiero, oscurato dalla visiera del cappellino degli Incursori di Marina e il suo volto solcato da una cicatrice; il suo inseparabile Moschetto e la vecchia camicia khaki, riempita di Gradi e brevetti conferitigli dai nostri giovani Soldati, che avrebbero potuto essere suoi nipoti. Ma la cosa più bella é stata vedere una logora fascia Tricolore, probabilmente vecchia di decenni, legata in vita a quel caro e anziano figlio del deserto, simbolo di attaccamento e fedeltà ad una Nazione che era diventata la sua Patria d’adozione e che, nei confronti suoi e di tanti Ascari, é stata ancor più ingrata che coi nostri ex Combattenti e Reduci, dimenticando frettolosamente e scientemente il loro sacrificio.

(Tratto da betasom)